LA SCUOLA MEDICA SALERNITANA
Dalle origini alla soppressione napoleonica: storia dell’antica Scuola, la sua filosofia, i suoi Maestri, la sua importanza, i motivi che resero possibile quell’esperienza nella nostra città, le cause del suo declino.
di Domenico Della Monica
Teodonanda è una giovane sposa, vive con suo marito Mauro tra Minori e Amalfi. Un giorno si ammala. Mauro è disperato, in quel letto di sofferenza la giovane donna è ormai moribonda. “Portiamola a Salerno”, dicono i parenti, “forse il grande Gerolamo potrà trovare un rimedio.” L’archiatra Gerolamo la visita, poi dice:
“E’ una malattia incurabile, non posso fare niente.” Quanto ancora ha da vivere Teodonanda? Quattro mesi, più o meno. Ci deve essere un modo, la clemenza di Dio dovrà pur consentire una cura… Vinto da queste preghiere, Gerolamo, celebre a Salerno e non solo, comincia a consultare una enorme quantità di libri nella speranza di trovare un’indicazione per quella infermità. E legge, legge di tante guarigioni possibili da tanti malanni, ma per quel morbo sembra non esista antidoto, infine dice:
“Tornate a casa, non posso fornirvi alcun rimedio. Sarà Dio a stabilire se debba salvarsi o essere sottoposta al suo giudizio.” Gerolamo è un grande medico e, miracoli a parte, la sua scienza salernitana gli insegna che Teodonanda morirà. Il salvarsi infatti è già riferito all’altra vita. Il racconto non va oltre. Ma tutto lascia supporre che Teodonanda onora il proprio nome e torna a Dio.
Siamo intorno all’anno 870. E in questo periodo vive a Salerno un grande Maestro di nome Gerolamo, in grado di consultare libri dove sono raccolte le iscrizioni di innumerevoli sintomi di malattia con relativa terapia.
La fonte che riporta questa importantissima notizia è la Historia inventionis ac translationis et miracula Sanctae Trophimenae, testo agiografico dell’inizio del X° secolo redatto da un Anonimo Minorese. L’epoca cui si riferisce la narrazione dell’Historia risale alla prefettura amalfitana di Pulcari (867-878 circa), e in questi anni la struttura organizzativa della Scuola Medica Salernitana sembra già perfettamente espressa dall’illustre presenza di Gerolamo, e la grande tradizione sperimentale della Scuola spiega come si siano raccolti volumi di medicina con la “storia” delle malattie.
Anno 870, dunque. Ed è questo un grande contributo che la letteratura agiografica offre nel rendere più chiara la storia della Ippocratica Salerno. Certo, Gerolamo si dichiara impotente di fronte alla malattia di Teodonanda, ma non è uno sconfitto. Semmai è la prova di una ricca possibilità di consulti e confronti: una casistica clinica che agisce all’interno di una esperta pratica quotidiana.
Ma quando nasce la Scuola Medica di Salerno?
Sulle sue origini in passato si è navigato nel mare delle ipotesi: le fonti rare e controverse, il non sempre affinato spirito critico degli investigatori, le ambizioni campanilistiche avevano dato adito ad un pullulare di amplificazioni leggendarie. I più antichi cronisti e analisti non accennarono alla Scuola di Medicina: la leggenda ebbe in tal modo campo libero. Così si scrisse che la Scuola fosse stata fondata dai Benedettini, dai Saraceni, dai Principi Longobardi di Benevento o che addirittura risalisse a tempi molto vicini alla caduta dell’Impero Romano.
Ma grazie agli studi del De Renzi, del Giacosa, del Sudhoff e del Kristeller e in base a testimonianze, documenti e cronache dell’epoca (di estrema importanza la narrazione dell’Anonimo Minorese!), oggi si ritiene di poter datare l’origine della Scuola agli inizi del IX° secolo, confermando così l’opinione che fa di Salerno la più antica Università d’Europa.
Comunque sia possiamo tentare di spiegarci perché proprio Salerno fosse adatta ad essere la Culla della Medicina, sì da meritare l’appellativo di Hyppocratica Civitas, luce di scienza nelle tenebre del Medioevo. Salerno, come del resto tutta l’Italia meridionale, appartenne per un certo periodo all’Impero Bizantino, cioè all’unico Stato in cui, durante la confusione delle invasioni barbariche, esistevano ancora scuole, biblioteche, medici capaci e scrittori di medicina. Importante per lo sviluppo culturale della città fu anche il fatto che essa divenne residenza vescovile nel 500: nel Medioevo le scuole nascevano e fiorivano proprio nelle sedi episcopali. Ma ancora più importante fu la fondazione in Salerno, sul finire del VII° secolo, di un convento di Benedettini fra le cui mura i testi della trattatistica medica classica venivano trascritti o compendiati da monaci che studiavano per lenire le sofferenze. Inoltre il porto frequentato, la dolcezza del clima, la presenza di medici esperti fecero della nostra città un luogo di cura. L’afflusso di forestieri diverrà via via crescente, soprattutto quando le Crociate, avviando per le rotte del Mediterraneo guerrieri e pellegrini, fanno affluire schiere di feriti e di ammalati sulle vie del rimpatrio.
Giungevano da lontano anche malati illustri come Adalberto, vescovo di Reims, Desiderio, abate di Montecassino (e più tardi papa col nome di Vittore III°), Boemondo figlio di Roberto il Guiscardo, Roberto figlio di Guglielmo il Conquistatore.
Nello stesso tempo vi affluivano quanti desideravano istruirsi.
Ad attestare il richiamo che Salerno esercitò sugli studenti di Medicina di altri paesi, basterebbe ricordare che Egidio di Corbeil, fondatore alla fine del ‘200 della facoltà di Medicina di Parigi, aveva studiato a Salerno oltre che a Montpellier e, paragonando le due Scuole, dichiarò che senz’altro la prima era di gran lunga migliore. E’ probabile che inizialmente i medici più famosi di Salerno abbiano insegnato, secondo un’antica tradizione, nelle loro stesse abitazioni, e che più tardi un Istituto comune abbia sostituito queste scuole private allorché i medici si riunirono in un Collegio, secondo il modello delle corporazioni medievali. Il più anziano degli insegnanti era nominato Rettore a vita. Le lezioni erano accessibili a chiunque, di qualsiasi confessione e nazionalità. Sorgeva così il primo Ateneo del mondo occidentale. I nomi e le opere della Scuola si moltiplicano a partire dalla prima metà dell’XI° secolo quando il monaco longobardo Garioponto, il vescovo Alfano I° e Trotula compongono i primi trattati teorici. Ma Salerno è anche una porta aperta sul mondo arabo e sul vicino Oriente: verso il 1077 vi sbarca Costantino l’Africano che tradurrà in latino numerosi testi arabi di medicina unitamente ai testi classici di Ippocrate e Galeno. Costantino, definito all’epoca Monachus Magister Orientis et Occidentis, era nato a Cartagine nel 1018. Si era dedicato giovanissimo alla Medicina e, seguendo il costume degli studiosi greci, aveva compiuto lunghi viaggi in Oriente visitando l’Arabia, la Caldea, l’Egitto. Al ritorno in patria vi si sentì straniero, per cui abbandonò di nuovo Cartagine e si recò a Bisanzio. Qualche anno dopo giunse a Salerno dove visse a lungo: fu segretario di Roberto il Guiscardo. Trascorse gli ultimi anni nella quiete di Montecassino dove morì, sembra, intorno al 1090.
Come detto prima, Costantino tradusse in latino testi arabi originali o versioni arabe di scritti greci. A Costantino spetta pure il merito di aver elevato la Chirurgia al rango di disciplina scientifica. Prima di lui la chirurgia era abbandonata nelle mani di dei barbieri e dei ciarlatani, mentre i medici, anche nei casi in cui l’intervento chirurgico si imponeva come nelle ferite, nelle fratture e negli ascessi, si limitavano ad applicare pomate decotti e cataplasmi. E’ probabile che i numerosi feriti affluiti a Salerno durante le Crociate abbiano dato notevole impulso alla chirurgia. Questa però cessò di essere un semplice mestiere soltanto dopo la comparsa, nel 1180, della Pratica Chirurgiae del salernitano Ruggero Frugardi.
Il XII° secolo fu senza dubbio la stagione aurea della Scuola di Salerno: la maggior parte delle opere appartiene a questo periodo, e quasi tutte furono redatte con intento pedagogico. L’opera più famosa, quella che per lunghissimo tempo è stata considerata il maggior documento letterario della Scuola Salernitana, è la raccolta in versi nota come Regimen Sanitatis Salerni, formatasi verso la metà del XII° secolo. Si tratta di sentenze brevi e incisive che compongono un manuale di igiene e medicina preventiva, fondato soprattutto su una saggia dietetica e una bonaria filosofia del quieto vivere. Quest’opera ebbe una larghissima diffusione e costituì per secoli il più consultato manuale di medicina pratica.
Intanto l’influenza araba diventava sempre maggiore, soprattutto perché erano favorevoli ad essa, a partire da Ruggero II°, i re di Napoli e di Sicilia cui apparteneva Salerno. Come i califfi avevano fatto tradurre in arabo le opere greche, così i re normanni incaricarono gli studiosi ebrei di tradurre in latino gli autori arabi. In tal modo le opere di Rari e Avicenna vennero conosciute dall’Occidente. Ciò suscitò forti opposizioni da parte della vecchia corrente salernitana ancora favorevole alla semplicità ippocratica; ma la logica e la luminosa chiarezza di Avicenna, fondata su Galeno e Aristotele, a poco a poco conquistarono le menti. Uno degli ultimi avversari delle nuove tendenze fu il salernitano Giovanni da Procida, medico personale di Federico II°. All’inizio del XIV° secolo l’antica Hyppocratica Civitas era completamente caduta sotto l’influenza araba. La completa sottomissione allo spirito straniero ebbe come conseguenza il graduale declino della Scuola. Il numero degli studenti andò diminuendo, Salerno perse la forza di attrazione sugli stranieri: le Scuole di Bologna , Montpellier e Parigi superarono la sorella primogenita.
Il colpo di grazia fu dato dalla fondazione, nel 1224, di una Università a Napoli. Già verso la fine del ‘300 il Tetrarca parlava di Salerno come di una istituzione del passato: “E’ fama che Salerno sia stata la fonte della Medicina”. E in realtà la Scuola di Salerno non brillava più, benché ancora per secoli continuasse a conferire lauree.
Gioacchino Murat, per ordine di Napoleone, la soppresse ufficialmente nel 1811.